Poi le sfide di pallone contro quei d’altra sezione: il portiere era Tubini, con Filippi e con Manzini;
Montresor e ancor Viviani, Raschellà con Avesani, poi Panozzo, Blaas e Cracco. E Dalfini, il centrattacco.
Or che a volo ho ricordato qualche cosa del passato voglio tanto ringraziare chi ha voluto organizzare
questa gran rimpatriata: una vita è già passata! Dal lontano sessantuno quasi più di voi nessuno
di incontrare mi fu dato: un gran taglio col passato. Ma se abbiamo costruito qualche cosa a noi ambito
lo dobbiamo a un fondamento ben più forte del cemento: quei begli anni ormai lontani da studenti Maffeiani!
28 maggio 2005 |
Sul finire dei “cinquanta” di studiare voglia tanta non s’aveva certamente: spesso altrove era la mente.
C’eran certo dei secchioni sempre pronti alle lezioni ma disposti ad aiutare chi avea gatte da pelare...
C’era chi letteratura preparava con gran cura e citava Metastasio fin dai tempi del ginnasio,
recitando ogni sua arietta: era Mario “Pigafetta”. C’era chi dell’euclidea s’era fatta chiara idea
e se c’era un bel teorema da risolver, senza tema, tosto alzava le sue mani: “Vien qua fora, tì, Avesani!”
Era frase preferita della vecchia Margherita, con Manara “Pegoretta” e Viviani detto “Ochetta”!
C’era chi il greco di getto traduceva, ed era Cetto, od i testi dei latini: era Blaas oppur Tubini.
Cari amici che emozioni ricordar quelle lezioni, ricordar la gioventù ch’è passata, e non c’è più. |
Ricordare Gino Bon non maestro di “bon ton” ma di vita per noi tutti con i detti suoi asciutti:
“Vivi! E lascia viver tu!”: un compendio di virtù, una gran filosofia per la vita in armonia.
C’era l’Oppi, l’Ercolano, certamente tipo strano, complessato, maschilista e di certo pur razzista!
Se “Boutroux” ci pronunciava il Ticozzi sputazzava su quei del secondo banco dove stava in piè, mai stanco,
mentre Cetto si sporgeva sul registro che teneva sempre bene spalancato: finché un giorno fu beccato.
C’era poi don Aleardo. Con lo sguardo suo beffardo nella Messa si voltava e i presenti controllava:
.“Dominus - uno, due, tre! – vobiscùm – guarda chi c’è!” ci contava; poi, sornione, ci aspettava alla lezione…
Ove lui, da un sacco d’anni, commentava san Giovanni: “En arkh” lui ci diceva sol “o logos” esisteva.
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Poi le ginniche lezioni del carissimo Masoni che avea in testa il mito agreste della corsa sua campestre.
Lì, se c’eran dei casini, era colpa di Manzini pure se quel delinquente fosse stato a casa assente.
Alla pertica il Gian Cetto, sovrappeso, e non di un etto, tentò un giorno di salire del Masoni per le ire:
ritornato al suol repente prese pur del deficiente! Chi leggeva, chi studiava, e chi a carte pur giocava!
Gran partite di pallone e chi con quell’occasione se ne usciva all’osteria pur sfidando sorte ria.
In palestra c’era il destro per giocar pallacanestro il più bravo era Ponzetta a tirar dalla lunetta
od a farlo in sospensione da ogni buona posizione, insegnando a noi, più brocchi, come far per lui dei blocchi.
C’era il mitico Cuppini, profe d’arte fra i più fini, che lodava senza pose le donnine più formose. |
Ricordi della Terza B 28 maggio 2005 |
Terza B
Quarant’anni e più già sono passati dai tempi belli della Terza Bì: insieme oggi ci ritroviamo qui sui sessanta, già mezzi pensionati.
Quarant’anni che più non ci vediamo, vie diverse pel mondo ci han portato, ma quel liceo ci ha certo insegnato che con l’impegno, solo, costruiamo.
Quanta gioia, quest’oggi, a ritrovare amici forse ormai dimenticati ma che tutti sentiamo ancor di amare.
Fra pacche e abbracci fra di noi scambiati ci pare giusto insieme ricordare quelli di noi che al Padre son tornati.
Ottobre 2002 |
III B del Liceo Scipione Maffei di Verona 1961 |
Le raise
Cossa fai ’sti sedese veceti, età media più de sesantadù, a contarse col cor, da amissi s-ceti, quel che i ha fato, co’ vissi e co’ virtù?
Quarantaquatro ani è zà pasadi dal tempo de la scola, del Maffei, è ancò de novo insema i s’ha catadi: un fil de pansa in più... manco cavei.
Ma el spirito, emo visto, l’è ancor quel de quando, a scola, se studiava e intanto deventava ognun omo da butel.
Ciacolando emo tuti visto quanto le raise più fonde le ha contà: semo, co’ i ani, più amissi deventà.
28 Maggio 2005
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